Intervista a Simone Ottonello

Eugenio C. – homify Eugenio C. – homify
campagna in città, Studio S.O.A.P. Studio S.O.A.P. Jardines clásicos
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Dopo aver esplorato e capito un po’ di più sulla professione dell’architetto, del lighting designer e dell’artigiano, quest’oggi faremo una piacevole passeggiata tra piante, fiori e specchi d’acqua insieme a Simone Ottonello che ci ha concesso un’interessante intervista per quel che riguarda la professione di paesaggista, vista la sua specializzazione in landscape e garden designSimone Ottonello ha fondato lo studio S.O.A.P. che si avvale di fidati collaboratori, con diverse professionalità, pronti ad entrare in campo per affrontare ogni progetto sotto tutti i punti di vista possibili – oltre alla figura dell’architetto, infatti, vi è un ingegnere, un agronomo, un dottore naturalista ed un geometra -. Lo studio ha un’esperienza più che decennale per quanto riguarda la progettazione ed il restauro di giardini, ma non solo. Infatti nella professione di paesaggista rientrano anche terrazze, parchi, verde-verticale e tutto quello che comprende gli spazi esterni, quindi i contesti d’intervento sono molto più ampi di quelli che si possano immaginare. 

Simone Ottonello, Architetto e Paesaggista, è inoltre segretario della Liguria di AIAPP, Associazione Italiana Architettura del Paesaggio e Formatore Ambiente per la Liguria del FAI. Nessun altro meglio di lui avrebbe quindi potuto introdurre questo profilo professionale su Homify.

Dove nasce la passione per il cosiddetto design degli esterni?

Per quel che mi riguarda nasce da una serie di casualità iniziali –ma io non credo nel caso, credo in Dio- e nasce dall’incontro con la poesia che è sottesa nella Natura; e non è solo poesia, è specialmente musica: vedo ritmo melodia e armonia ogni volta che guardo il paesaggio. Ed è proprio quest’arte che provo – come un umile servitore della bellezza – a riproporre nei miei lavori

Quali sono le caratteristiche più importanti per chi fa questo mestiere?  

La professione del Paesaggista non è particolarmente definita; basti pensare come tale termine nel passato si riferisse al pittore solito a dipingere paesaggi e come oggi possa definirsi tale sia l’iscritto alla sezione C dell’Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti Conservatori, sia l’iscritto all’Associazione Italiana Architettura del Paesaggio, sia il giardiniere con velleità da progettista. In ogni caso, credo che la caratteristica più importante per svolgere tale professione sia la competenza: il materiale usato è vivo e il nostro gesto è in grado di trasformare lo spazio; non bisogna mai dimenticare che gli esseri viventi vegetali dei nostri progetti crescono si riproducono e muoiono, e non sono meri strumenti inanimati utili a compiacere quegli esseri umani che in un giardino tentano di ricreare il paradiso perduto. Serve competenza per approcciare il corretto utilizzo di una pianta sul balcone quanto serve competenza per intervenire con la giusta sensibilità sulla scala territoriale.

Che rapporto esiste tra paesaggio e architettura? Come si può migliorare questa relazione?


Il paesaggio è il territorio il cui carattere deriva dall'azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni; l’architettura è l’espressione migliore del bisogno dell’uomo di abitare. L’architettura, per esistere, deve occupare uno spazio, e quindi si inserisce in un territorio sia esso urbano o naturale. Il paesaggio, per definizione, senza il contributo della specie umana non esiste. Potremmo allora dire che paesaggio e territorio sono due aspetti della stessa realtà e che hanno bisogno una dell'altro per la propria esistenza. Il loro rapporto assomiglia a quello che c’è tra l’uomo e la natura: oggi sembra che un antropocentrismo borioso abbia scardinato l’essenza stessa della vita, dobbiamo invece tornare a considerarci una parte del Tutto cercando di rafforzare le interconnessioni con la totalità del creato. Basterebbe un po’ più di rispetto nell'introdurre una nuova costruzione nel paesaggio, basterebbe annullare l’aggressività della specie umana nello sfruttamento delle risorse naturali.

Che consigli può dare ai nostri lettori, per avere cura del proprio giardino o terrazzo? Quali sono gli errori più comuni da evitare?  

Il consiglio è quello di affidarsi a validi progettisti e competenti giardinieri; nel caso in cui si voglia affrontare la cura del proprio giardino in prima persona il consiglio più importante è: prendetevi a cuore le piante, tutte le piante anche le malerbe, amate quegli esseri viventi che vi regalano colori e profumi, gioia e serenità, delizia per i cinque sensi, compagnia nello scorrere del tempo. Evitate di considerare i giardini quali freddi quadri usati come fondale per i vostri interni, evitate di ritenerli anonimi luoghi di rappresentanza, e soprattutto evitate di trascurarli e cercate invece di goderne in tutte le stagioni. Che metodi esistono per una progettazione rivolta all’ecosostenibilità? Trovo mio dovere morale pensare ad una progettazione che richieda ridotto consumo delle risorse idriche: le tecniche per la sopravvivenza di un giardino poco irrigato ormai sono molto diffuse, è sufficiente contattare i tecnici con ad esempio le giuste competenze nella scelta delle specie e varietà botaniche e nella scelta dell’opportuna stratigrafia del supporto terroso. Credo inoltre fondamentale fare in modo di limitare le manutenzioni successive alla realizzazione: un giardino correttamente progettato a tal fine sarà sicuramente più interessante a livello estetico oltre a permettere un netto risparmio economico.

Com’è vista questa tipologia di mestiere in Italia?

È una professione davvero poco conosciuta. In effetti, ancora oggi, poche persone si rivolgono all’Architetto per farsi progettare la propria abitazione e preferiscono incaricare un Geometra; e così in esterni ancora meno persone si rivolgono all’Architetto Paesaggista per invece contattare, nel migliore dei casi, un giardiniere o, nel peggiore, un vivaista; in quest’ultimo caso sarebbe come volersi far costruire la casa da un rivenditore di mattoni. Come al solito il problema è la scarsa cultura diffusa. Ma finalmente anche in Italia i diversi amministratori statali stanno capendo quanto noi possiamo diventare i loro più validi alleati nella pianificazione territoriale, nella salvaguardia ambientale e nella progettazione, nella gestione e nella conservazione di tutti gli spazi esterni. E pure i clienti privati, quando ci scelgono rimangono sempre molto soddisfatti per come la buona progettazione riesca a valorizzare spazi anche minimi

Consiglierebbe ad un giovane d’intraprendere questo mestiere? Se sì, per quale motivo?  

Consiglierei tale professione soltanto a quella persona che è disposta a comprendere la natura e studiarne i meccanismi più nascosti, a quella persona capace di sottomettersi alle leggi naturali e capace di commuoversi al dischiudersi di un fiore comune, a quella persona dallo spiccato acume intellettuale capace anche di lavorare la terra a mani nude, a chi riesce ad amare i propri simili ed il mondo intero, a chi è capace di sognare e di far sognare

La ringraziamo per la Sua disponibilità

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